Un’amicizia di una vita: Jim Bourn

Le avventure durante la fuga di Jim Bourn hanno portato ad un’amicizia di una vita con una famiglia italiana che gli diede rifugio. Ad un certo punto, Jim e altri tre vennero murati in un nascondiglio dentro una cantina mentre i tedeschi occupavano le stanze sopra.

Jim nacque a Darlington, nella contea di Durham, dove visse anche più tardi nella sua vita. Servì come ufficiale segnalatore con la Quinta Divisione Indiana ma fu catturato in Libia nel 1941. Fu un prigioniero a Padula, in sud Italia, e poi al campo PG19, a Bologna.

Nel 1943, al suo terzo tentativo, fuggì attraverso una rete di fogne ed è stato al riparo per circa un anno prima di oltrepassare la Linea Gotica per ricongiungersi agli alleati nel settembre 1944.

I suoi benefattori furono i membri della famiglia Prati, che vivevano nella “laguna” di Bisano, a Monterenzio, vicino Bologna. Jim morì nel gennaio 2012 a 94 anni e, in un commovente tributo alla sua cerimonia commemorativa, le memorie di Aldo Prati, che a quel tempo era un ragazzino di 13 anni, furono lette da Silvia Prati.

Aldo ha ricordato:” nel momento in cui arrivò, io stavo giocando a calcio con mio fratello, quando sentii un fruscio dal bosco che circondava la casa. Vidi due persone che venivano verso di noi, stavano parlando una strana lingua, erano stanchi, sofferenti, trasandati, avevano camminato per un lungo tragitto a piedi ed erano soldati. Uno di loro mi disse poche parole in italiano, mi chiese dell’acqua perché erano molto assetati. Questo era Jim. L’altro si chiamava Bernard [Henman]”.

Il padre di Aldo consigliò di non unirsi ai partigiani e diede loro del cibo e coperte per il viaggio verso sud, assicurando loro che sarebbero potuti tornare alla casa dei Prati se necessario. Ciò infatti accadde. Otto giorni dopo essere andati via, Jim e Bernard tornarono, sotto una fitta neve, con Bernard ammalato.

La famiglia li tenne al sicuro tutto l’inverno, insieme a due soldati americani. Ai bambini fu detto di riferirsi a loro come “cacciatori”, in modo da non mandarli via. Quando i tedeschi furono alloggiati là e usarono la casa come una batteria anti-aerea, la casa fu bombardata e gravemente danneggiata, ma la cantina e il nascondiglio resistettero. Gli abitanti furono poi liberati dalle forze americane.

Dopo la guerra, Jim si unì al servizio diplomatico e divenne ambasciatore in Somalia. Ritornò spesso a visitare la famiglia Prati. Il tributo di Aldo si è concluso:” Jim ti ringrazio per il tuo carisma, le tue capacità, la tua amicizia e l’affetto che hai dato a me e alla mia famiglia durante la tua avventurosa vita”.

Tradotto da Lucia Bibini, MSMT studentessa, 2015