‘Ricordare sempre, dimenticare mai’: Frank Ashford

Nel 2017, Francesca Rama, che vive a Colognola ai Colli (Verona), si è imbattuta nel sito del Trust. Grazie alla nostra organizzazione è stata ispirata a raccontarci questa toccante storia su come i suoi nonni materni italiani nascosero un soldato Britannico in territorio occupato dai Tedeschi e come, dopo più di 70 anni, è riuscita a reinstaurare questa profonda amicizia con la famiglia del soldato.

A 45 km da Verona si trova il piccolo paese di Vestenanova sulle colline della Lessinia dove nacquero i genitori di mia mamma e dove vissero per tutta la vita.

Possedevano una modesta casa e stalla nella contrata “Pezzati”. Nel 1940, quando la guerrà scoppiò anche in Italia, i miei nonni erano sposati da circa 8 anni ed avevano 3 bambine.

Attilio Pezzato e famiglia

Nel 1943, quando l’Italia diventò “nemica” della Germania, nacque la loro quarta bimba.

Un giorno del 1944, alcuni partigiani arrivarono in contrada con due soldati inglesi e chiesero agli abitanti della contrada di aiutarli e di nasconderli. Altri soldati erano stati portati nelle contrade vicine.

In quel giorno nacque un’amicizia bellissima tra mio nonno Attilio Pezzato e Frank Ashford, o Franco come erano soliti chiamarlo. Tra tutti, i miei nonni furono quelli che più si presero a cuore le sorti dei due soldati, Frank ed Armand, per tutto il periodo che trascorsero ai Pezzati. Mia nonna diede loro vestiti puliti, la possibilità di lavarsi, qualcosa da mangiare con quel poco cibo che era disponibile.

I tedeschi si trovavano già nella zona e giornalmente avvenivano cruenti rappresaglie sui civili. Quando era troppo pericoloso rimanere vicino alle case e alla gente, Frank ed Armand si nascondevano in un buco scavato sul un lato di una valle nascosto nel bosco lontano dalla contrada. In queste occasioni, mio nonno e altri uomini si recavano a portare il cibo ai due soldati cercando di non farsi scoprire e, per evitare di lasciare impronte sul terreno, calavano una cesta attaccata alla fine di un palo con il cibo dentro.

Ci furono anche dei giorni di relativa “pace” dove le proprie esperienze, storie e ricordi di famiglia venivano raccontati nelle sere d’inverno dentro la stalla riscaldata dagli animali. Frank sapeva parlare un po’ di italiano e mio nonno era felice di aiutare Frank a migliorare il suo italiano passandogli i giornali da leggere. Il legame tra mio nonno e Frank cresceva ogni giorno di più.

Frank Ashford

Frank era un soldato inglese che aveva lasciato a casa i suoi quattro figli, tutti maschi, e la moglie. Frank non disse mai a mio nonno quale era il suo ruolo e perché si trovasse in quella zona, tra le linee nemiche, ma con il senno di poi era sicuramente qualcosa legato alle attività dei partigiani che operavano nelle vicinanze del paese.

In gennaio del 1945 Frank ed Armand lasciarono la contrada improvvisamente senza salutare nessuno. La sera prima l’avevano trascorsa allegramente a chiaccherare con i miei nonni, le figlie ed altri amici della contrada. Il giorno dopo erano spariti. Mio nonno rimase molto deluso per questa partenza non preannunciata ed allo stesso tempo preoccupato per la loro sorte.

La guerra finì e torno la “normalità”. Tutti gli abitanti del paesello portavano con sè profonde ferite a causa della guerra ed anche nella piccola contrada, dove i miei nonni abitavano, non erano mancati episodi di violenza.

Un anziano era stato ucciso dai tedeschi senza motivo mentre camminava in un sentiero vicino alle case e, poco distante da lui, anche due fratelli di 15 e 16 anni erano stati colpiti a morte. Le truppe tedesche erano arrivate fino alla contrada Pezzati, avevano radunato tutti gli uomini, li avevano chiusi in una casa e poi bruciati vivi.

Mio nonno, come pure Frank ed Armand, erano riusciti a scappare e nascondersi perché avvisati in tempo da un loro vicino. Mia nonna con le figlie rimase a casa e fu costretta a sostare in piedi per lunghe ore nel cortile con davanti una mitragliatrice pronta a far fuoco. Momenti paurosi radicati nella memoria di mia nonna, nonno e la loro primogenita, che a quel tempo aveva 8 anni, per tutta la loro vita.

Qualche anno dopo la fine della guerra, nel 1949, i miei nonni ricevettero una lettera: era di Frank! Nella lettera Frank diceva che si ricordava ancora di mio nonno e di tutte le persone della contrada. Era grato ai miei nonni per tutto quello che avevano fatto per aiutarli e salvarli, e tutto ciò confermava che l’amicizia tra Frank e mio nonno era ancora profonda.

Spiegò che fu costretto a lasciare il paese di Vestenanova senza preavviso perchè non voleva metterli in pericolo. Quando lasciarono la contrada Frank ed Armand decisero di andare verso nord mentre altri loro compagni si diressero a sud. Sfortunatamente fu la decisione sbagliata perché gli altri vennero presto liberati dagli Alleati mentre Frank ed Armand furono presi dai tedeschi e portati in un campo in Germania. Riuscirono a rientrare in Inghilterra nel maggio del 1945.

Frank era finalmente a casa con la sua famiglia ed i suoi ragazzi: John, Peter, Robert e Brian.

Mio nonno ricevette ancora qualche lettera e cartolina ma poi per cinque anni più nulla.

Nel 1954 arrivarono finalmente notizie da Frank. Si era trasferito qualche anno prima in Australia approffittando delle opportunità di lavoro che venivano offerte. Lavorava e viveva a Melbourne con sua moglie, i figli e l’ultima arrivata, una ragazza. Stavano tutti bene ed erano felici.

Negli anni a seguire Frank ed i miei nonni si scambiarono lettere e biglietti di Natale. Nel frattempo anche la famiglia di mio nonno era cresciuta: ora aveva sette figlie, l’ultima nata nel 1950. La più vecchia, Pia, si ricordava ancora di Frank e dei momenti in cui Frank aveva giocato con lei piccolina.

Mio nonno morì nel 1973. Non ebbi l’opportunità purtroppo di conoscerlo perchè io nacqui due anni dopo. Quando si parlava di Frank, mia mamma e mia nonna raccontavano sempre come mio nonno non si fosse mai dimenticato di Frank fino alla fine dei suoi giorni: prima di morire disse a mia nonna che quando fosse morto, avebbero dovuto immediatamente avvisare Frank.

E così fecero. Una lettera partì da Vestenanova per Melbourne per informare Frank che mio nonno li aveva lasciati. Frank rispose che era molto dispiaciuto ed invitò mia nonna ad essere forte. Anche lui stava soffrendo molto per la perdita di uno dei suoi figli morto prematuramente alla giovane età di 37 anni.

Da quell’ultima lettera, probabilmente proprio perché il legame tra Frank e mio nonno Attilio era stato spezzano, non si seppe più nulla di Frank.

Da piccola trascorsi molto tempo con mia nonna e mia zia più giovane. Mia nonna, che aveva vissuto in prima persona la guerra, spesso mi raccontava quello che aveva visto e sentito. La storia di Frank riemergeva sempre quando ci si trovava insieme con la mia famiglia nelle fredde sere d’inverno nella stessa vecchia casa riscaldata da una calda stufa. Lettere, cartoline di Natale e foto venivano mostrate come prova della profonda e vera amicizia tra Frank e mio nonno.

Divenni grande ed iniziai a studiare inglese a scuola e già allora sentivo io stessa un legame con la storia di Frank. Avevo ascoltato il racconto infinite volte sempre con curiosità e fascino, con un grande desiderio di ritrovare Frank un giorno.

Gli anni passarono ed anche mia nonna ci lasciò. Aveva quasi 90 anni.

Mi trasferii a Londra per un periodo nel 2000 dove vissi un’esperienza incredibile che mi portò anche ad incontrare mio marito, uno scozzere di Edimburgo. Ritornammo insieme a Verona, ci sposammo e con gli anni arrivano anche 3 bambini. Poi nel 2012 la nostra vita fu sconvolta per la perdita di mia mamma.

Le mie zie cercarono di esserci vicine il più possibile ed in una delle loro visite, la zia più giovane portò con sè le vecchie lettere e foto di Frank. Rivivemmo ancora una volta la storia di mio nonno e Frank e fu anche l’occasione per confrontare notizie con mio marito in quanto suo nonno aveva combattuto in guerra ed era stato uno dei soldati a sbarcare in Italia nel 1943 con gli Alleati.

Quella sera mi venne improvvisamente un’idea: mentre vivevo a Londra avevo incontrato una ragazza australiana e da allora eravamo rimaste sempre amiche ed in contatto. Ora viveva a Sidney e forse mi avrebbe potuto aiutare a trovare la famiglia di Frank.

Sapevo già che non avrei potuto trovare Frank perché erano passati più di 100 anni dalla sua nascita, ma la sola possibilità di ritrovare i figli o nipoti mi riempivano il cuore di emozione.

Lessi e rilessi le lettere di Frank numerose volte per capire i suoi movimenti ed identificare il suo ultimo indirizzo a Melbourne.

La mia amica Kath e sua mamma furono felicissime di aiutarmi in questa mia ricerca dopo aver ascoltato la mia storia. Ci vollero solo 3 telefonate per trovare un figlio di Frank, Peter. La mamma di Kath aveva semplicemente contattato gli Ashford che vivevano a Melbourne trovando quello giusto.

Quando Kath mi scrisse che avevano trovato Peter, mi commossi. Come prima cosa telefonai a mia zia Pia, quella che aveva conosciuto Frank, per darle la bella notizia.

Kath mi passò il numero di telefono ed email di Peter ed il giorno dopo ci telefonammo: ero così emozionata e commossa che per tutta la telefonata i miei occhi erano pieni di lacrime.

Peter mi raccontò che suo padre era morto ancora giovane nel 1984, ma che aveva avuto l’opportunità di vedere i suoi nipoti. La primogenita di Peter era stata la più fortunata di tutti perché aveva avuto modo di trascorrere del tempo con il nonno il quale le aveva raccontato che durante la guerra una famiglia italiana lo aveva aiutato a salvarsi.

Frank Ashford

Frank non aveva condiviso altri dettagli con la sua famiglia ed anche il suo ruolo nell’esercito fu sempre tenuto abbastanza un mistero. Solo recentemente gli archivi dell’esercito sono stati resi accessibili alle famiglie degli ex soldati.

Fu un momento felice sentire da Peter che Frank non si era dimenticato dei miei nonni, del suo amico Attilio. Sarebbe un sogno poter un giorno incontrare Peter e la sua famiglia. L’Australia è un Paese lontano e un tale viaggio per una famiglia di cinque persone è piuttosto impegnativo.

Al momento sono felice di essere in contatto con Peter e la sua famiglia diventati oramai parte della nostra famiglia.

“Ricordare sempre, dimenticare mai”. Questo diceva sempre Frank a mio nonno ed era anche come concludeva le sue lettere. Ed è per questo che anch’io voglio passare questo ricordo ai miei figli e a chi ci è vicino: questi ricordi di amicizia, amore fraterno e speranza per il futuro, nati durante un periodo oscuro in cui tutto sembrava perduto.