Nascosto sotto al tetto: Robert Blake

Lord Blake, storico e biografo politico, morto nel 2003 all’età di 86 anni, era il padre dell’On. Letitia Blake, segretaria di Monte San Martino Trust. Letitia ha conosciuto il Trust dopo la morte del padre attraverso Nan, la vedova di George Burnett, che era fuggito dal campo di prigionia di Sulmona insieme a Robert “Bobby” Blake e Arthur Dodds nel 1943. Lord Blake ha completato le sue memorie di guerra poco prima di morire; una copia è conservata nell’archivio del Trust.

Dopo la cattura a Tobruk, Robert Blake passò un mese in un campo di smistamento a Bari, che ha descritto come “il periodo più odioso della mia vita”. Seguirono 15 mesi al campo di Chieti dove sviluppò una forte repulsione per i pomodori e subì la dolorosa estrazione di un dente con solo un po’ di brandy di bassa qualità come anestetico. Questo spiega il suo rifiuto di sottoporsi a visite dentistiche per il resto della vita.

A settembre del 1943, all’Armistizio, obbedì al “sorprendente, scandaloso e folle” ordine di restare fermi e il 23 settembre fu trasferito a Sulmona. Con altri quattro compagni decise di nascondersi nel sottotetto della loro baracca dove trascorse 18 giorni di “noia, disagio, paura e speranza”. Passò il tempo cercando di imparare il contenuto di un dizionario tascabile inglese-italiano e preoccupandosi per il forte raffreddore dei suoi compagni, dato che ad un certo punto alcuni soldati tedeschi presero alloggio sotto di loro per tre giorni e il minimo starnuto o colpo di tosse li avrebbe potuti tradire.

La mancanza di cibo e di acqua alla fine li costrinse a uscire dal nascondiglio. Fuori dal campo si divisero in due gruppi, uno di tre persone e uno di due (questi ultimi s’imbatterono in una pattuglia tedesca e furono ricatturati immediatamente). I tre rimasti si nascosero in un edificio distrutto nei campi e presero contatto con un anziano contadino, che fece portare loro dalle donne della sua famiglia un sontuoso piatto di gnocchi accompagnato da pane e vino rosso.

Dopo un paio di giorni, all’imbrunire, furono portati in un appartamento proprio in centro a Sulmona dove la signora Di Cesare li avrebbe ospitati per nove settimane. A parte il fatto che per un periodo dovettero tutti e tre condividere un letto matrimoniale con Mario, il figlio diciottenne della famiglia, furono ben curati e nutriti dalla signora.

Dovettero nascondersi diverse volte. Un giorno cinque soldati tedeschi entrarono nell’appartamento e i tre furono stipati nel gabinetto, pregando che nessuno dei visitatori ne avesse bisogno urgente.

Poi furono messi in contatto con un pastore, Alberto, detto “lupo di montagna”, che avrebbe guidato un gruppo di 25 persone attraverso il passo della Maiella in una gelida notte di gennaio del 1944. Il viaggio fu snervante e massacrante. Dovettero saltare un pericoloso torrente di montagna, furono seguiti da un branco di lupi e dovettero sopportare una lunga, fredda attesa mentre Alberto, coinvolto in un rastrellamento, spalava neve per i tedeschi. Ma Robert, George Burnett e Arthur Dodds riuscirono infine a raggiungere un avamposto dell’Ottava Armata.

Rimasero buoni amici per tutta vita.

Tradotto da Silvia Elzi