La scoperta di zia Restituta

Il Trust ha molte memorie che raccontano le esperienze di prigionieri che sono scappati, ma non molte di queste sono scritte dal punto di vista degli italiani che li hanno aiutati. Qui, Domenico Forte racconta come i suoi parenti, che abitano a Casalattico, a nord di Cassino, si sono imbattuti in due militari Alleati.

Sono nato a Exeter nel 1936. La mia famiglia era di cittadini britannici – mio nonno era arrivato in Inghilterra originariamente nel 1896, da Casalattico. Quando avevo due anni mia mamma scoprì che era in attesa di due gemelli. Nonostante il presagio della guerra aleggiasse sull’Europa nel 1938, i miei genitori decisero di mandarmi in Italia per darmi la possibilità di imparare l’italiano. Si sosteneva che anche se la guerra fosse scoppiata io sarei stato perfettamente al sicuro nella mia remota vallata a nord di Cassino. Non sapevano che sarei rimasto bloccato lì a causa della guerra fino al 1947!

Nell’autunno del 1943 i tedeschi arrivarono nel mio remoto paese e alcuni vennero alloggiati nella nostra fattoria. I miei parenti italiani cercarono di portare avanti l’agricoltura come se non fosse successo nulla fino a che poterono.

Un giorno mentre stavano tornando a casa, le loro teste cariche di fasci di foraggio, due delle mie zie videro due uomini che cercavano di nascondersi in un canale d’acqua in disuso. Capirono immediatamente che dovevano essere dei soldati Alleati o dei disertori tedeschi.

Misero giù i fasci e cominciarono a parlare con gli uomini.

Mia zia Restituta decise che dovevano essere inglesi.

“Inglesi?” chiese. Gli uomini annuirono e lei decise di rassicurarli.

“Mia sorella è a Exeter, nel Devon, in Inghilterra” lì informò, e per essere sicura aggiunse “Forte Icy Cream”.

Uno degli uomini sorrise e disse: “Si, conosco Exeter”.

Mia zia ricorse ai gesti e gli fece capire che dovevano aspettare lì mentre loro andavano a prendere del cibo e dei vecchi vestiti.

Quando tornarono con cibo e vestiti, uno degli uomini gli consegnò un certificato e gli fece capire che sarebbe stato utile quando alla fine gli inglesi e gli americani sarebbero arrivati.

Quando gli Alleati riuscirono a passare a Cassino, la nostra area venne occupata dai neozelandesi. Mia zia andò a trovare il comandante in cerca di un lavoro di lavanderia. Gli mostrò il certificato. Lui le disse di tornare il giorno successivo. Quando tornò le disse che se voleva lavorare c’erano dei posti vacanti presso il quartier generale degli Alleati a Caserta. Le mie zie erano felicissime e con altre due donne chiesero un passaggio su un camion dell’esercito per Caserta. Ogni poche settimane tornavano a casa per il fine settimana portando con loro pezzi di quello che a me sembrava sapone rosso di uso militare: puzzava di antisettico. I loro accompagnatori furono regalmente intrattenuti con montagne di spaghetti fatti in casa e molto vino locale.

Nel 1948 mia madre si ammalò e mia zia Restituta usò il certificato e una referenza di Caserta per supportare la sua richiesta per un permesso dal lavoro. Due anni dopo fu in grado di richiedere con successo la cittadinanza inglese. Dopo la sua morte io cercai questi documenti ma non riuscii a trovarli.

Qualche anno fa, mentre stavo facendo alcune ricerche, andai nel villaggio di Monforte a Casalattico e scoprii che parecchie altre persone avevano aiutato i soldati Alleati. Uno dei paesani comprese il valore dei certificati e riuscì a rubarne uno appartenente a un vicino di casa e lo usò per andare in Inghilterra e trovare un buon lavoro. Fino ad oggi la sua azione non è stata né perdonata né dimenticata!

Tradotto da Ilaria Ferrari